Alcuni nudibranchi sono in grado di assorbire le sostanze urticanti e velenose presenti nelle prede di cui si nutrono, isolarle in vescicole ed usarle a loro volta come armi quando attaccati, disgustando o intossicando gli incauti predatori.
Le prede invece vengono individuate attraverso un insieme di recettori posizionati sul capo (i rinofori), avvicinate e divorate lentamente con l’ausilio di fauci interne piccole ma molto robuste, dotate di “denti”.
Ad oggi sono conosciute oltre 7 mila specie conosciute, ma se ne individuano di nuove quasi ogni giorno. I nudibranchi non sono organismi molto longevi: la loro aspettativa di vita è spesso inferiore ad un anno, e anche per questo è particolarmente difficile studiarli e capire i meccanismi chimici che si svolgono in questi animali durante le situazioni di autodifesa e l’accoppiamento.
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